Nelle righe che seguiranno, non posso non fare cenno alla mia tesi di laurea che tratta proprio della dispercezione corporea e nel particolare: “Disturbi alimentari e realtà virtuale”, in questo caso si considera la prima parte del titolo. E’ uno dei temi che ha occupato e che occupa il centro della scene delle scienze della mente e che affascina gli addetti ai lavori, nel capire come e dove avviene questo distacco tra immagine reale e mentale. Tutti noi, in modo inconscio ci facciamo un’idea della nostra immagine, in base a ciò che vediamo allo specchio e spesso anche influenzata dal mondo esterno a noi (i pari, la famiglia, la società, i mass media).

L’immagine corporea è caratterizzata dalla percezione e valutazione che l’individuo ha in merito al proprio aspetto fisico. Schilder già nel 1935, nel suo lavoro “L’immagine e apparenza del corpo umano”, definisce l’immagine corporea come immagine del proprio corpo nella nostra mente, ovvero il modo in cui esso appare ai nostri occhi. Più avanti nel tempo, Slade (1988) dà una descrizione più dettagliata dell’immagine che costruiamo nella nostra mente. Ovvero l’immagine mentale che abbiamo del corpo ha una precisa forma, dimensione, taglia, sentimenti che caratterizzano ogni singola parte. Sempre secondo Slade l’immagine corporea ha una componente percettiva (taglia e forma), attitudinale (pensiero cognitivo del proprio corpo), affettiva (sentimenti verso il corpo) e comportamentale (cura, alimentazione e attività fisica). La discrepanza psicologica che una persona può avere del suo corpo reale e ideale, può portare ad un sentimento negativo verso sé stessi e a comportamenti nocivi e autodistruttivi per la propria salute. L’insoddisfazione per il proprio corpo può essere associata a comportamenti alimentari disturbati, questo colpisce prevalentemente le ragazze e le donne ma anche gli uomini seppur in piccola parte. Ci sono tre fattori che implicano lo sviluppo della propria immagine corporea, che sono: i pari, i genitori e i mass media. Le adolescenti esposte a canoni di bellezza sbagliati e diseducativi proposti dai media, riportano livelli più elevati di insoddisfazione corporea. Oltre ai mass media, notevoli pressioni sono determinate dai genitori e dal confronto con i pari. Importante è il concetto che viene determinata dall’autostima, ovvero quel senso del valore e apprezzamento di sé. È un’ampia rappresentazione del sé che include aspetti cognitivi, comportamentali, valutativi e affettivi. Ma l’amore per sé stessi sta alla base del rapporto che il bambino ha avuto con i genitori, dell’amore e delle cure ricevute. Dovrebbe essere messa maggiormente in risalto dalle famiglie e dalla scuola insieme all’insegnamento di altri valori. Chi soffre del Disturbo del Comportamento Alimentare, ha chiaramente dei livelli molto bassi di autostima e utilizza il proprio corpo da una parte per sollevare l’amore per sé stessi, cercando conferme all’esterno sia nel mondo reale e sia nel mondo virtuale. Dall’altra colpevolizzando quel corpo non perfetto, che non rispetta i canoni che si crede di non avere. I principali disturbi del comportamento alimentare nel “DSM-5” (il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) comprendono l’anoressia nervosa, bulimia nervosa e il disturbo dell’alimentazione incontrollata e altri. Le cause di un DCA sono molteplici e variano da persona a persona. I fattori possono essere divisi in tre categorie: fattori predisponenti, che comprendono fattori genetici, psicologici e ambientali; fattori precipitanti, sono costituiti da lutti, aggressioni, bullismo, fallimenti in ambito sociale; fattori di mantenimento, sono la somma delle componenti fisiologiche e psicologiche che impediscono il ritorno alla normalità. Le ragazze con disturbi del comportamento alimentare, vengono attirate nel dark web da dei siti dedicati, nel quale ricevono istruzioni per diventare l’anoressica perfetta, con una vera e propria guida delle modalità migliori per vomitare e privarsi del cibo. In particolare i più famosi pro-Ana (anoressia nervosa) e pro-Mia (bulimia nervosa) nascono negli Stati Uniti negli anni ‘90, estendendosi pian piano in Europa e nel 2002 approdano in Italia. Nella realtà italiana troviamo due categorie: il blog e i forum. Nei blog, viene pubblicato delle blogger una sorta di diario alimentare, nel quale le pubblicano ogni giorno un resoconto di cosa hanno mangiato e le calorie assunte e danno consigli su come perdere peso in breve tempo e quali alimenti evitare. Nei forum è una conversazione di confronto, dove le varie utenti si danno consigli alimentari. Chi segue questi siti ANA e MIA, segue una vera e propria filosofia, un vero e proprio stile di vita. Tutti possono avere accesso a questi siti, essendo liberi e gratuiti. Massimo Recalcati definisce l’anoressia “malattia dell’amore, non è l’appetito che va curato”. Molti dei soggetti affetti da DCA soffrono di dipendenza affettiva. Chi soffre di DCA è convinto di non meritare l’amore, di non essere abbastanza e tende ad avere dei rapporti esclusivi, opprimenti e di annullamento di sé stessi, pur di mantenere in piedi quel rapporto d’amore. L’approccio terapeutico è di tipo psicoanalitico, l’obiettivo della terapia è pian piano di normalizzare il rapporto con il cibo. Dopo aver definito il percorso personalizzato per il/la paziente. Tra le attività di ricostruzione cognitiva includono l’esposizione allo specchio, la misurazione dei diametri corporei immaginari verso i reali.

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