Ultimamente non si fa che parlare di vintage! Dai mass media, ai mercatini dell’usato, passando per la moda, fiere di settore, eventi e festa a tema, il termine vintage è uno dei più usati in questi ultimi anni. Sarà capitato a tutti di pronunciare questa parola per riferirsi ad un vestito dal sapore d’altri tempi o per esprimere la bellezza ed eleganza di un mobile in stile shabby chic, esaltandone la sua unicità. Oggi purtroppo, e in modo improprio oserei dire, tutto ciò che è vecchio anche di un paio d’anni viene considerato vintage. Da anni mi occupo di formazione su questa tematica e, corso dopo corso, mi sono accorta che c’è parecchia confusione e c’è molto lavoro da fare! Noi italiani abbiamo molto idealizzato lo stile statunitense, sicuramente frutto di un’influenza mediatica. Quando si parla di vintage o si pensa alle generazioni che hanno segnato i decenni dello scorso novecento, per stile, arte, ideologie, musica, ecc.., si fa sempre riferimento al paese a stelle e strisce, inoltre tra i neofiti della materia, si ha una visione distorta sul vero valore del vintage. Infatti è bene chiarire che, quando si parla di vintage, non si parla di vecchio, il vintage è vintage; un elogio nostalgico di un tempo passato, un’esaltazione di valori e tradizioni che appartengo a una determinata cultura. Il vintage statunitense, non potrà mai essere il vintage italiano, in quanto il vissuto storico e il background culturale, vivono in due dimensioni opposte, fatte di sfumature e di colori che appartengono al territorio di appartenenza. Ma soprattutto, non tutto ciò che viene dal passato si può e si deve considerare Vintage. Il vintage ha un determinato vademecum e delle regole ben precise.

Non molti sanno che una delle figure chiave della nascita del vintage e di come tale movimento viene concepito nel nostro presente, si deve senza alcun dubbio a Andy Warhol. Persona eclettica e figura predominante del movimento della Pop Art ed uno dei più influenti artisti del XX secolo. Possiamo definire Andy Warhol come il padre di un nuovo movimento, l’arte del recupero, che di lì a poco avrebbe segnato un’epoca, arrivata fortunatamente sino ai giorni nostri. A partire dagli anni’70 il mondo sembra aver compreso l’arte del vintage, ma rimane ancora un fenomeno marginale riservato a giovani ribelli e con pochi soldi. I mercatini sono i luoghi ideali dove comprare, ma cominciano a spuntare i primi negozi specializzati. Solo verso la metà degli anni’90 il vintage diventa quello che è oggi: un fenomeno di massa che coinvolge tutti i ceti sociali, o quasi, c’è ancora molto lavoro da fare. A tal proposito, solo l’introduzione affronta l’argomento da un punto di vista generale, si parlerà di tutte quelle generazioni  che dal punto di vista globale, sono state un simbolo della moda e che hanno determinato la nascita e lo sviluppo del vintage. Dopo aver preso in esame il cambiamento di tendenze e di stili, che hanno determinato il cambiamento da una generazione all’altra, inizieremo nei capitoli seguenti, a trattare la tematica del vintage italiano, poco conosciuto e delle case di moda e degli stiliti che hanno reso il nostro made in Italy, grande ed importante nel mondo.

L’Italia è da sempre la culla di numerosi movimenti artistici, che più di tutti hanno contraddistinto l’alta qualità delle sue maestranze, fin dai tempi remoti è tra i più fiorenti centri d’Europa. L’Italia ha molti elementi distintivi che giocano a suo favore, rendendola il paese più imitato e invidiato al mondo. Il Bel Paese è il punto di riferimento per: lo stile, eleganza e qualità. Il design italiano non riguarda solo la moda e abbigliamento, ma anche: l’architettura, l’arte, l’alimentazione, l’artigianato, la musica, l’automobile, i gioielli e molto altro ancora. Tutti settori per cui l’Italia va molto orgogliosa di essere apprezzata come uno dei migliori produttori al mondo. Non a caso il marchio italiano o “made in Italy” è garanzia di una forma e di uno stile superiore. La moda italiana è un elemento di fondamentale importanza che contribuisce a costituire l’identità del nostro Paese, ci dimentichiamo però che essa è una realtà abbastanza recente. La moda italiana rappresenta l’identità di un’Italia, artigiana, creativa, di un’espressione dell’estro manifatturiero di altissima qualità; la moda italiana rappresenta la bellezza italiana, più che dell’Italia in senso stretto.

“Vintage: Storia di un’Italia che cambia” è il mio nuovo libro dedicato al tema. Se vuoi acquistarlo, lo troverai in tutte le librerie (su prenotazione) e negli store online, oppure scrivendo direttamente a me: info@alessiamelzer.it

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